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Scrive Adriana Morellini nella sua nota di presentazione: «Edgardo ci ha fatto entrare nel suo mondo, si è aperto e ci ha svelato i suoi sentimenti e le sue emozioni più profonde. In pochi tratti descrive in A voj che t'sepa il legame con suo fratello, una presenza costante che "l'è stè tot": un compagno di giochi, un "gran amig", ma anche "e' ba". Altre persone hanno riempito la vita di questo medico-poeta: La mi moj è una splendida e limpida dichiarazione d'amore e di stima per la moglie; così La mi fióla e Stória d'una dòna incinta entrambe dedicate all'amata figlia... E poi ancora i luoghi dell'infanzia, il mondo dell'Amarcord felliniano nel quale ci riconosciamo e amiamo perderci perché è parte del nostro prezioso patrimonio culturale e affettivo. La poesia E' mi lavor, infine, elogio di un lavoro che Edgardo ha amato e continua ad amare con costante dedizione. Ci fa sentire quanto lui sia partecipe ancor oggi, dopo tanti anni di professione, al grande miracolo della maternità e quanto consideri meravigliosa e importante la figura femminile nella sua interezza»